

Ingresso gratuito
Francia, Algeria / 1969 / 127 min.
Colore / O.V. / Subtitles: it./en.
Z, medico ed esponente di sinistra, perde la vita in quello che sembra un incidente stradale (ufficialmente investito da un furgoncino) ma che in realtà nasconde un omicidio. Le indagini dell’investigatore incaricato rivelano responsabilità e tentativi di insabbiare le stesse da parte del governo e delle forze dell’ordine. “Ogni somiglianza con avvenimenti reali, persone morte o vive non è casuale. È volontaria.”, così si legge nei titoli di testa e il riferimento è noto: l’assassinio del deputato socialista Grigoris Lambrakis nel maggio del 1963 da estremisti di destra. Ben due premi a Cannes e quello al miglior film straniero agli Oscar, Z è un film politico ed impegnato che non rinuncia agli espedienti tecnici e narrativi di un cinema “spettacolare”.
In collaborazione con Lab 80 e con la partecipazione di Comitato Bergamasco Antifascista nell’ambito delle attività promosse dal Comune di Bergamo per il 25 aprile, Giorno della Liberazione
Note
«Costa Gavras fa di tutto per tenere desta l’attenzione dello spettatore: utilizza un montaggio serrato e alternato, fa parlare tutti i personaggi con un tono elevato di voce trasmettendo un senso crescente di concitazione e sottolinea i passaggi importanti con le musiche ansiogene di Mikis Theodorakis (a quel tempo vittima del regime dei colonnelli). Influenzato dal cinema di denuncia di Rosi (Le mani sulla città, 1963), Pontecorvo (La battaglia di Algeri, 1966) e Petri (A ciascuno il suo, 1967), Costa Gavras scende all’interno dei meccanismi di una società malata in cui il potere ha contaminato tutti gli apparati infiltrandoli: la stampa, la televisione e le forze dell’ordine sono dei burattini nelle mani del partito della Gendarmeria che accomuna la peronospora al comunismo, come una malattia da estirpare. In questi regimi la falsificazione della verità è ad uso propagandistico: il fotografo e la moglie del deputato si scontrano contro il mostro burocratico e contro il muro di gomma delle forze reazionarie governative. Costa Gavras spinge sia il pedale della tensione (la magnifica scena del doppio attentato, gli interrogatori del giudice istruttore, le fotografie rubate nei vicoli di Algeri), sia quello del grottesco (i generali che sbagliano porta, gli attentatori che sbagliano deputato, la confusione negli uffici giudiziari e nelle redazioni dei giornali) riuscendo contemporaneamente ad avvincere e a fare indignare.»
(Sentieri Selvaggi, 17 novembre 2021)