

di Pablo Berger
Danis Tanović, nato a Zenica, in Bosnia, nel 1969, e cresciuto a Sarajevo dove si diploma al Conservatorio, nel 1992, in seguito allo scoppio del conflitto, Danis Tanović è costretto ad abbandonare l’università e gli studi di regia. In maniera autonoma inizia a filmare la città sotto assedio e in breve diventa reporter di guerra per l’esercito bosniaco, raccogliendo una grande quantità di materiale documentario.
Tigers (India, Francia 2014, 94)
Regia: Danis Tanović
Sceneggiatura: Danis Tanović, Andy Paterson
Fotografia: Erol Zubčević
Montaggio: Prerna Saigal
Scenografia: K.K. Muralidharan, Rachna Rastogi
Costumi: Niharikha Bhasin Khan
Musica: Pritam Chakraborty
Suono: Anthony B. J. Ruban
Interpreti: Emraan Hashmi (Ayan), Geetanjali Thapa (Zainab), Danny Huston (Alex), Khalid Abdalla (Nadeem), Satyadeep Misra (il dottor Faiz), Maryam d’Abo (Maggie), Adil Hussain (Bilal)
Produttori: Marc Baschet, Čedomir Kolar, Kshitij Chaudhary, Prashita Chaudhary, Anurag Kashyap, Guneet Monga, Andy Paterson
Produzione: Cinemorphic Pvt Ltd, Sikhya Entertainment Pvt Ltd
Ayan, giovane e fresco di nozze, si guadagna con fatica da vivere come rappresentante farmaceutico. La fortuna arriva quando riesce a farsi assumere dalla multinazionale Lasta, diventando in breve tempo il miglior venditore dell’azienda. Ma quando scopre gli effetti collaterali del latte in polvere che sta promuovendo, lo shock è enorme. Decide, allora, di dichiarare guerra alla multinazionale, andando incontro a pesanti conseguenze. Tempo dopo, una troupe cinematografica vorrebbe raccontare la sua storia.
«La lotta di un uomo qualunque per fermare una grave ingiustizia è uno dei sette grandi temi cinematografici e Tigers di Danis Tanović vi si tuffa con appassionata indignazione. Il film è la storia vera di un umile rappresentante farmaceutico pakistano che ha sacrificato tutto per sollevare una protesta contro una delle più potenti multinazionali del mondo (si tratta chiaramente della Nestlé, anche se il film parla di una fittizia “Lasta”), il cui latte in polvere, mescolato all’acqua impura, provocava la morte dei bambini. Si dovrebbe tornare alle accuse di The Constant Gardener contro le sperimentazioni illegali di Big Pharma per trovare un altrettanto avvincente trattamento dell’argomento. Sebbene manchi il fascino della straziante storia africana di John Le Carré, l’approccio diretto del film, mescolato alle immagini vere di bambini gravemente malati, è efficace nel mobilitare l’indignazione del pubblico. […] Il film sembra essere una seconda tappa nella carriera del regista bosniaco Tanović, il cui lungometraggio d’esordio, la commedia nera No Man’s Land, vinse un Oscar. Dopo aver portato sullo schermo una coppia nella vita reale in An Episode in the Life of an Iron-Picker, Tanović e il co-sceneggiatore Andy Paterson, per dare impulso alla storia narrata, usano l’espediente di raccontare di un regista che intende girare un film sulla vicenda di Ayan. E la scelta per una volta è efficace, perché alla fine tutto dipende dal potere e dalla codardia dei media.»
(Deborah Young, «The Hollywood Reporter», 7 settembre 2014)