
Paul lavora come macchinista su una nave mercantile. Un giorno arriva a Lisbona, dove, stanco ed annoiato, comincia a girare per le strade in compagnia della sua inseparabile cinepresa super 8. In un bar-pensione incontra Rose, giovane e gentile cameriera, che di colpo lo affascina e fa esplodere certe sue antiche inquietudini. All’istante decide di rimanere nella capitale portoghese, ma non per fuggire o per nascondersi. Alla moglie, in Svizzera, scrive infatti periodiche lettere accompagnate da nastri filmati dove rivela i sentimenti, le sensazioni che gli derivano dalla permanenza in quella “città bianca” e dalla relazione con la ragazza. In un’atmosfera estatica, surreale, dove il tempo sembra annullarsi, Paul trascorre un breve e felice periodo, che si interrompe bruscamente quando, derubato del denaro, si mette alla ricerca del ladro, lo trova ma, nell’affrontarlo, è ferito e subito ricoverato in ospedale.
All’inizio del film, Ganz fa notare alla cameriera che l’orologio del bar non segna l’ora giusta. Lei risponde: «L’orologio è giusto. È il mondo che è sbagliato». Ed è con questa sensazione che il mondo sia fuori posto che il protagonista vive la sua solitudine urbana, usando la sua macchina da presa per registrare frammenti di realtà che spedisce alla moglie, gironzolando a caso come se si aspettasse di essere catturato dalla realtà, di essere assorbito in essa. (F. Bas)
Blues sul mare e su Lisbona, un film sul tempo e sullo spazio (dunque, sul cinema) in cadenze di sogno a occhi aperti. (M. Morandini)
Paul s’en va (2004)
Jonas et Lila, à demain (1999)
Fourbi (1996)
L’Homme qui a perdu son ombre (L’uomo che ha perduto la sua ombra, 1991)
La Vallée fantôme (La valle fantasma, 1987)
Dans la ville blanche (1983)
Messidor (Messidoro, 1979)
Jonas qui aura 25 ans en l’an 2000 (Jonas che avrà vent’anni nel 2000, 1976)
Le Milieu du monde (Il centro del mondo, 1974)
Le retour d’Afrique (1973)
La salamandre (La salamandra, 1971)
Charles mort ou vif (1969)