

Francia, Belgio, Spagna / 2004 / 122 min.
Colore / O.V. / Sottotitoli: it.
Il film racconta la storia di Bruno Davert, dirigente in un’industria di carta che, compiuti i quarant’anni, viene licenziato perché l’azienda decide di rinnovarsi e cambiare sede. L’uomo si mette subito alla ricerca di un nuovo impiego, convinto di possedere le competenze per rimettersi in gioco nel settore. Perciò, quando vede che i suoi curricula non ricevono risposte positive, non si allarma e resta fiducioso. Dopo anni di colloqui, tuttavia, nessuno lo ha ancora assunto. Cosa può fare ora se non trovare un modo per sopravvivere e occuparsi della sua famiglia? Preso dalla disperazione, gli viene un’idea per risolvere i suoi problemi: sbaragliare la concorrenza per farsi assumere, come lui crede di meritare, nella più grande società della filiera, l’Arcadia Corporation. Il piano è semplice, dovrà armarsi di pazienza, e non solo, e fare fuori tutti i potenziali rivali che hanno intenzione di presentarsi al colloquio per il posto di lavoro.
Note
«A discapito di ciò che sembra, non assolutamente un semplice film drammatico. Il tema della precarietà lavorativa viene trattato con un’ironia al limite del caustico e del grottesco. Praticamente una black commedy, in cui un uomo qualunque assume l’aspetto di un mostruoso e allo stesso tempo ridicolo serial killer solo per poter mantenere alto il tenore di vita a cui la sua famiglia per anni è stata abituata. Costa-Gavras ha l’incredibile capacità e bravura di farci sentire quasi simpatia verso un personaggio in realtà assolutamente spregevole, che adotta in maniera inquietantemente superficiale la mentalità del mors tua, vita mea. Ciò grazie soprattutto ad una sceneggiatura, scritta dal maestro franco-ellenico insieme a Jean-Claude Grumberg, sincronizzata come un orologio svizzero, che non permette alcuna flessione ritmico-narrativa alla vicenda e che allo stesso tempo si mantiene perennemente in perfetto equilibrio su quella difficile linea di confine tra il comico ed il tragico, tra il serio ed il faceto, tra le lacrime ed il sorriso. Costa-Gavras non sembra voler giudicare il suo grottesco personaggio. È quasi, invece, come se volesse osservare e mostrare con occhio lucido la spietatezza e il cinismo di una intera società attraverso la lucida, disperata ed indotta follia di un uomo comune.»
(Davide F. Brusà, Meridionews, 20 giugno 2005)