

Giovedì 7 marzo presso lo Spazio Oberdan alle ore 21.15 sarà proiettato il film di Jerzy Skolimowski Le départ (Il vergine) che vede protagonista Jean-Pierre Léaud, al quale è dedicata la retrospettiva storica del 37° Bergamo Film Meeting (9-17 marzo 2019).
La proiezione sarà preceduta alle ore 20.00 da un incontro con il critico cinematografico Andrea Chimento (Long Take, Il Sole 24 Ore, Cineforum) che approfondirà i temi legati alla nouvelle vague francese, in relazione alla figura di Léaud, con alcuni riferimenti anche ad altri autori con cui ha lavorato, come Bernardo Bertolucci per Ultimo tango a Parigi o Aki Kaurismäki che l’ha scelto come protagonista di Ho affittato un killer.
Il vergine
Le départ
DI Jerzy Skolimowski, Belgio, 1967, 93’, bn, v.o. sub it
Interpreti:
Jean-Pierre Léaud (Marc), Paul Roland (il capo), Catherine Duport (Michèle), Jacqueline Bir (la cliente del salone di parrucchiere), Léon Dony (il venditore di automobili), Paul Frère (se stesso)
Il giovane Marc, parrucchiere a Bruxelles, è appassionato di automobili. Intenzionato a partecipare a una gara, ma troppo giovane per noleggiare una vettura, spera che il suo capo gli presti la sua Porsche 911S. La sua richiesta cade nel vuoto. Per procurarsi un’auto effettua diversi altri tentativi, tutti ugualmente fallimentari. Gli è di aiuto Michèle, una ragazza conosciuta nel frattempo. Quando ogni speranza sembra perduta, il suo capo gli concede in prestito la Porsche. Arriva il giorno della gara, ma Marc e Michèle, che hanno passato la notte insieme, sono in ritardo.
«La Porsche, la voglia di competizione. L’automobile per Léaud è la rivincita alla sua condizione di servitore, la possibilità di essere padrone di se stesso, l’affermazione della personalità. Più semplicemente la passione per le automobili è qualcosa di ovvio, lui è un ventenne. Certo Léaud è ossessionato dalle auto, ma ha con esse una relazione concreta, le usa, «non è che le bacia». E alla fine scoprirà quanto questa ossessione fosse infantile, che c’è qualcosa di più importante nella vita. E allora cresce. Cinici sì, ma anche un po’ romantici, sotto la crosta».
Roberto Silvestri, Certi film a luci rosse (e bianche), 1996