No Man’s Land

BFM — 40
BFM — 40
No Man's Land
02 aprile
2022
11.35
Auditorium – Piazza della Libertà
Regia di Danis TanovicTitolo italiano: No Man's Land - Terra di nessuno
Francia, Bosnia Erzegovina, Italia, Belgio, Regno Unito, Slovenia / 2001 / 98 min.
Colore / O.V. / Sottotitoli: it./en.
Interpreti
Branko Ðuric, Rene Bitorajac, Simon Callow , Filip Šovagovic, Katrin Cartlidge, Georges Siatidis

È il 1993, durante la guerra in Bosnia. Due soldati delle opposte fazioni, Ciki e Nino, uno bosniaco e uno serbo, si ritrovano bloccati tra le due linee nemiche, nella terra di nessuno. Accanto a loro, un altro soldato bosniaco, Cera, giace ferito su una mina che potrebbe esplodere a un qualsiasi suo movimento. Tra accuse e rappresaglie reciproche, Ciki e Nino cercano un modo per uscire dalla situazione, mentre un sergente ONU decide di aiutarli, violando gli ordini dei superiori. La stampa fiuta lo scoop e, in breve, il caso si trasforma in un incidente internazionale.

Presentazione con Danis Tanović

Note

«Il teatro dell’assurdo fa spesso capolino nel film. […] E non è assurda una guerra in cui ci si sventola in mutande per attirare l’attenzione dei rispettivi eserciti o dove chi parla la stessa lingua è nemico, mentre chi ne parla tre diverse dovrebbe far parte del medesimo schieramento di pace? Beckett aleggia spesso, ma Tanović a suo modo rilegge anche la tragedia classica, organizzando tutta la vicenda secondo una rigorosa unità di tempo, luogo e azione, nell’arco di un’unica giornata, simbolicamente ripresa dall’alba al tramonto, dopo il prologo in cui la staffetta bosniaca si perde nella nebbia notturna, che rende bene l’idea dell’impossibilità di orientarsi in uno spazio e in un tempo in cui ogni appartenenza o valore sembrano pure proiezioni fantasmatiche. E che dire della divisa di Čiki, con quella maglietta su cui campeggia il logo degli Stones, sberleffo e segno di non appartenenza che progressivamente diventa sempre più una prefigurazione di sangue, di ferita che non solo non si rimargina ma si allarga. Oppure del giovane soldato francese che a un certo punto […] scopriamo intento ad ascoltare musica techno in cuffia, mentre dovrebbe essere concentratissimo nel vigilare sulla situazione sempre più tesa. Un popolo di pazzi, ripetono più volte i francesi dell’ONU, ma lo spettatore a quel punto non sa se condividere lo stupore degli “europei” di fronte a una lotta fratricida che appare insensata o la perplessità dei “balcanici” di fronte all’incapacità e all’inutilità di chi dovrebbe garantire la pace.»

(Michele Marangi, «La morte in diretta, assurda e grottesca», Cineforum 409, novembre 2001)

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