
In una Sarajevo ancora devastata dalla guerra, conclusa da meno di due anni, la regista intervista alcuni bambini di prima elementare. Quasi tutti hanno subito la traumatica esperienza dell’assedio. In particolar modo una bambina, che ancora presenta evidenti sintomi del trauma: ha difficoltà a parlare e socializzare e una costante paura la induce a chiudersi nel proprio mondo, dove è difficile anche fantasticare.