
Il sessantenne divorziato Luís Rovisco sta per andare in pensione da direttore commerciale della SegurVale – Sistemi integrati di controllo degli accessi. L’uomo passa il tempo al volante della sua auto, cantando canzoni ispirate a ciò che vede per strada. Con il sorriso sempre sul viso e gli anni di esperienza, riesce a destreggiarsi tra le trappole che la tecnologia, i suoi colleghi e un capo misteriosamente assente continuano a mettere sul suo cammino. Nemmeno la morte del gatto Napoleão, il costante dolore al ginocchio o una bega familiare lo abbattono: non c’è niente che una canzone non possa risolvere. Solo quando incontrerà Lucinda, addetta alla reception dell’Almadrava Hotel, Luís si ritroverà improvvisamente a cantare una melodia diversa.
«Nella partitura leggera che Nicolau affida ai gesti sghembi del suo personaggio in quella realtà sfuggente se non ostile, disseminata di trappole e di alter ego “nemici immaginari”, l’immagine si allena a parlare del contemporaneo senza farsi intrappolare in alcuno schema. Nicolau si prende il suo tempo, avanza, fa dei passi indietro, dilata, esaspera, regala istanti di tenerezza e improvvise crudeltà; non cerca la “perfezione” di quelle scritture (poco cinematografiche) in cui tutto torna, piuttosto un po’ come nell’esperienza del suo protagonista rivendica il primo posto della fantasia, di un fare cinema che precede il mondo e mai lo illustra dove la libertà è la prima “regola”.»
(Cristina Piccino, «Gli universi fantastici del musical in una ballata di rabbia punk», il manifesto, 13 agosto 2019)