Tirate sul pianista
di François Truffaut

Charlie Kohler fa il pianista in una bettola dove una sera arriva suo fratello Chico che si nasconde da due gangster con i quali ha dei conti in sospeso. Charlie lo aiuta a fuggire con la collaborazione di Lena, cameriera innamorata di lui, ma da quel momento diventa a sua volta un bersaglio dei malviventi. Il secondo film di Truffaut è tratto da un romanzo di David Goodis, autore di Dark Passage, che si disse molto soddisfatto della versione cinematografica del regista francese.
Truffaut e il noir americano
Un labirinto di ambiguità, un senso crescente di smarrimento, la presenza di un destino già segnato che si percepisce in volti, cose, ambienti.
Il termine noir fu coniato dalla critica francese intorno alla metà degli anni ’50, a ridosso di quella che è unanimemente chiamata la nouvelle vague, e che alle origini ha avuto come corifei François Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Claude Chabrol e Éric Rohmer. Quella di Truffaut, che qui viene proposta con tre film, è una rivisitazione, in salsa francese e contemporanea, di alcuni “passaggi” del cinema noir. Il confronto è con altri tre film americani, due dei quali portano la firma di Billy Wilder e Fritz Lang.