
Due fotoreporter, Mark e David, partono per un reportage sul conflitto curdo-iracheno. Mark, il più ambizioso, insegue lo scatto che darà una svolta alla sua carriera, mentre David, stanco di tutta la violenza, dopo poco decide di tornare in Irlanda da sua moglie Diane, che sta per avere un bambino. Quando anche Mark, ferito e profondamente traumatizzato, torna a casa, scopre però che David non ha mai fatto ritorno e che di lui si è persa ogni traccia.
«Triage è una storia complessa. Come sopravvivere alla guerra, quelli che sono tornati e quelli che non ce l’hanno fatta, tentare di ascoltare di più le persone. Amo i reporter di guerra perché sono diversi, non cercano di essere degli eroi, ma si preoccupano per gli altri… e allo stesso tempo sono dei cinici. Triage parla di amore, sicuramente una questione fondamentale in questo film. Ritengo che l’amore mi abbia fatto tornare me stesso, dopo che sono uscito dalla guerra in Bosnia e mi sono sentito uno zombie per anni. Poi, ho incontrato mia moglie e per la prima volta ho desiderato qualcosa. Ritengo che lo stesso avvenga con Mark. Diventa uno zombie e si sente più vivo in Kurdistan di quanto non lo sia a Dublino, cosa che comprendo perfettamente. […] Presumo di potermi identificare con Mark e David perché conoscevo la gioia che si prova quando le riprese scorrono perfette, non c’è nulla di paragonabile. Ma se dobbiamo trovare un messaggio in questo film o in uno di quelli che ho girato, è che qualsiasi cosa è meglio di un conflitto.»
(Danis Tanović)