Il Festival

9 giorni di proiezioni
oltre 160 film tra lungometraggi, documentari e corti
Bergamo Film Meeting ha compiuto 40 anni ed è ritornato, finalmente, in presenza
Noi, che all’organizzazione di Bergamo Film Meeting cominciamo già a lavorare pochi giorni dopo il termine dell’edizione precedente, sentivamo il bisogno e il desiderio di ritornare finalmente in sala: siamo consapevoli che è nella natura del nostro Festival lo stare insieme e scambiarci sensazioni e emozioni che solo il cinema su grande schermo riesce ancora a suscitare.
Tre anni di attesa sono un lungo periodo che può fiaccare gli animi e abbassare di molto l’entusiasmo con cui ci prepariamo ad affrontare questo appuntamento culturale ormai indispensabile alla città, e non solo.
Eravamo preoccupati di affrontare questo traguardo di grande significato, la quarantesima edizione, in un momento non facile, ancora pesantemente condizionato dall’emergenza sanitaria. I dati relativi alla frequenza degli spettatori nelle sale, se confrontati al pre, sono sconfortanti e drammatici nella loro evidenza. Un netto calo per realtà un tempo vivaci, soprattutto in una città di provincia, dove gli esercenti resistono con coraggio, ma con prospettive non certo rosee. Senza dimenticare che circa 500 sale in Italia non hanno ancora riaperto e non si sa quale sarà il loro destino.
Nonostante questo siamo ripartiti e abbiamo visto il pubblico crescere di giorno in giorno. Ci piace pensare che anche la qualità del programma abbia fatto vincere a qualcuno la paura. Ma soprattutto è andato aumentando quel senso di partecipazione, di appartenenza, di condivisione che costituisce l’elemento fondante del vivere il Festival, di sentirlo come una cosa propria, di farvi parte in maniera attiva, coinvolgente.
Anche quest’anno gli ospiti hanno avvertito il calore di chi ha seguito le proiezioni, l’interesse per il proprio lavoro, l’amore per un cinema che sa interpretare la realtà, che la osserva con la forza della domanda, che sa arrivare al cuore e alla mente dello spettatore.
Il giro di boa dei quarant’anni è stato un passaggio con tante incognite sulla carta, ma, ora che questa edizione “storica” è passata, non nascondiamo la nostra soddisfazione.
Ci vediamo, quindi, nel 2023, con l’auspicio che le persone riprenderanno a frequentare le sale con fiducia e tranquillità, sentendosi libere di muoversi, di parlarsi e di confrontarsi. Ci vediamo nel 2023 certi che Bergamo Film Meeting tornerà con tutta la sua vivacità e la sua capacità di magnetizzare il clima della città!
Road to BFM 41 11 ⟶ 19.03 / 2023
Delle decine di manifestazioni cinematografiche che fiorirono negli anni ‘80 insieme con Bergamo Film Meeting non ne sono rimaste molte. Non possiamo non essere soddisfatti del successo di lunga durata di un festival che arriva alla quarantesima edizione. Dimostra che l’idea da cui partimmo era buona e che, pur cambiando inevitabilmente pelle e intenzioni nel corso del tempo, BFM una ragione di esistere l’ha sempre avuta. Non solo: BFM è stato sempre più apprezzato da pubblico e addetti ai lavori. L’epidemia di Covid 19, però, ha accelerato il processo di crisi storica del cinema, costringendoci oggi a chiederci che senso abbia un festival del cinema in sala. È una domanda che anche noi dovremmo porci fin dalla prossima edizione.
Ma oggi è giusto prima di tutto celebrare: non solo i 40 anni, ma anche il ritorno in sala e in presenza dopo due edizioni “a distanza”. BFM era nato nel 1983 come un festival rivolto al futuro: si portavano in città i talenti mondiali emergenti. Ha poi passato una lunga fase in cui l’attenzione era rivolta al passato: le retrospettive sono state spesso il clou del programma. È diventato poi principalmente un festival del presente; un festival del presente europeo, da anni riconosciuto, anche con un significativo supporto finanziario, dai programmi MEDIA della UE. Con una battuta, verrebbe da dire che anche il presente, però, non è più quello di una volta – e nemmeno le forme della sua rappresentazione sullo schermo -. Ma BFM continua ad essere uno specchio fedele della ricerca e dell’urgenza che moltissimi cineasti mettono nella testimonianza e nella reinvenzione del reale. È a loro che bisogna guardare per immaginare cosa potrà essere il cinema di domani, se ancora si chiamerà così.
Prima di cominciare a pensare a quel che sarà, però, non bisogna dimenticare quello che è stato e chi non c’è più. Quarant’anni sono un bel pezzo della vita di un uomo o di una donna e inevitabilmente molti, dal 1983, ci hanno lasciato. Personalmente, ricordo ancora benissimo la riunione in Comune in cui si decise la creazione del festival. A quel tavolo, io ero il giovane di belle speranze e il destino mi consente di essere qui ora a scrivere queste note. Non ci sono più gli amministratori di allora, che furono attenti sostenitori istituzionali di quell’idea ambiziosa: il sindaco Giorgio Zaccarelli e l’assessore alla cultura Gian Pietro Galizzi, che sarebbe diventato sindaco a sua volta. Soprattutto, non ci sono più i due “Grandi Vecchi” di Lab 80 e Cineforum, Piercarlo Nolli e Sandro Zambetti: diversi per carattere e indole, ma inerentemente bergamaschi nella loro voglia di fare e migliorare le cose. Sono stati l’esempio per più generazioni di cinefili e appassionati che si sono succeduti/e nelle mille mansioni, alte e basse, che servono per far funzionare BFM.
In conclusione, usiamo quest’edizione per segnare la fine di un ciclo e l’inizio di una nuova epoca, con consapevolezza e apertura mentale: quella che a BFM non è mai mancata.
Davide Ferrario
(Presidente Bergamo Film Meeting Onlus)