Fondo Simenon

Il Fondo Georges Simenon a nome di Gianni Da Campo si costituisce nel 2003, in occasione della retrospettiva di film tratti dai romanzi dello scrittore belga durante la 21a edizione del Festival e grazie all’importante donazione che Gianni Da Campo, regista e studioso di cinema recentemente scomparso, ha voluto fare a Bergamo Film Meeting di tutto l’archivio in suo possesso, uno dei più importanti a livello europeo.
Il Fondo è gestito in collaborazione con Fondazione Alasca, ed è in continuo aggiornamento, con nuove acquisizioni…
467 volumi in italiano, 265 in francese, 30 in altre lingue (tedesco, inglese, spagnolo, russo, ebraico, arabo), 62 opere di critica di cui 55 in francese, per un totale di 824 libri, più alcune riviste d’epoca come «L’humour», «Paris Flirt», «Gens qui rient», «Froufrou». Questi sono i numeri del Fondo Simenon a nome di Gianni Da Campo, nato nel 2003 e reso possibile dalla donazione a Bergamo Film Meeting, da parte dello stesso Gianni Da Campo, della sua ricchissima biblioteca dedicata a Georges Simenon. Una biblioteca pressoché completa che copre, in prime edizioni o riedizioni successive, tutta o quasi, la sterminata produzione dello scrittore belga, compresi i primissimi titoli firmati sotto pseudonimo.
Si va dalle edizioni francesi (Fayard, Gallimard, Presses de la Cité) a quelle italiane (Medusa, Libri del Pavone, Oscar), dai memoires alle monumentali raccolte (i ventisette volumi francesi di Presses de la Cité e i dodici italiani della collana Tutte le opere di Georges Simenon di Mondadori), senza contare le edizioni tascabili di entrambi i paesi. Piuttosto vasta la sezione critica: le principali biografie (Assouline, Erskin, Marnham, Lacassin-Sigaux), saggi critici (tra i quali spicca senz’altro Le cas Simenon di Thomas Narcejac), testi di varia natura sul primissimo Simenon e sui cicli di Maigret (particolarmente interessanti i due volumi di Jean Forest dell’Università di Montréal, il primo sul milieu provinciale di cui è originario il commissario, il secondo un utilissimo vademecum a tutte le sue indagini). A tutto questo si aggiungono le raccolte complete delle due principali riviste specializzate in materia, i «Cahiers Simenon» dell’associazione «Les Amis de Georges Simenon» e «Traces», edita dal Centre d’Études Georges Simenon dell’Università di Liegi.
Tra i pezzi più interessanti, alcune vere e proprie preziosità bibliografiche, come le edizioni originali Fayard del 1931 di Le pendu de Saint-Pholion e Le relais d’Alsace, che fanno parte di un gruppo di sette volumi dello stesso periodo affiancati da otto edizioni coeve della Mondadori. Una chicca bibliografica nostrana è senz’altro il numero de Il romanzo settimanale del 1929 contenente La casa dell’inquietudine, un Maigret misconosciuto, firmato ancora Georges Sim, precedente di due anni l’esordio ufficiale con Pietr il lettone.
Il Fondo Simenon a nome di Gianni Da Campo, il primo in Italia dedicato allo scrittore belga, col tempo è stato incrementato con nuove acquisizioni dall’Italia e dall’estero e copre tutta – o quasi – la vastissima produzione dello scrittore belga, divenendo un vero e proprio punto di riferimento per la ricerca e l’approfondimento della sua opera.
Nato a Venezia l’8 Febbraio 1943 e morto il 6 maggio 2014, è stato insegnante di lettere, traduttore dal francese per Marsilio Editore e regista cinematografico.
È stato uno dei più grandi esperti di Georges Simenon in Italia.
Tra i suoi lavori si ricordano i film Pagine chiuse (1996/68), vincitore di 8 festival internazionali, La ragazza di passaggio (1970), primo film italiano sul femminismo e Il sapore del grano (1986).
Tutti e tre i film sono stati presentati alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Per Marsilio Editore ha tradotto Stanley Henskin, Georges Simenon. Un protagonista del Novento, in cui, oltre alla traduzione, ha curato anche la revisione del testo, apponendo numerose aggiunte e correzioni, e una ricca bibliografia, unica in Italia. Inoltre ha tradotto la biografia dedicata a Vladimir Vysotsky, famoso cantautore e poeta sovietico, nel volume della moglie Marina Vlady, Vladimir. Il volo interrotto.
Gianni Da Campo ha inoltre preparato la traduzione di tutti i libri di Marina Vlady.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo la Lettera aperta a Georges Simenon in Angelo Signorelli, Emanuela Martini, Arturo Invernici (a cura di), «Georges Simenon… Mon petit cinéma».
Georges Simenon nasce al numero 26 di rue Léopold a Liegi, in Belgio, venerdì 13 febbraio 1903. La madre, superstiziosa, all’anagrafe anticipa di un giorno la sua data di nascita. La famiglia Simenon è di modeste condizioni. Il padre Désiré, di origine bretone (un suo avo, di ritorno dalla campagna napoleonica di Russia, si era fermato in Belgio), è impiegato. La madre Henriette Brüll, di origine tedesca, lavora come commessa. Tre anni dopo, nascerà il fratello Christian. Nel 1907 i Simenon traslocano in una casa d’affitto in rue de la Loi, dove Henriette prende in subaffitto alcuni studenti (per lo più russi e polacchi: un’eco di questa atmosfera si ritroverà, più tardi, in alcuni romanzi come L’ospite di riguardo, Le locataire, 1934).
Proprio di fronte alla nuova casa si trova l’Institut Saint-André, una scuola tenuta dai gesuiti dove Georges compie i suoi primi studi. Nel 1914 intraprende le scuole secondarie. Inizia con gli studi scientifici, per poi passare a quelli classici. All’epoca, sente già il desiderio di scrivere, anche se non si illude ancora di poterlo fare di mestiere. Anzi, inizialmente vorrebbe farsi prete, ma rinuncia alla sua vocazione a seguito di una precoce avventura amorosa.
Quando il padre si ammala, Georges interrompe gli studi e si cerca un lavoro per dare una mano alle magre finanze domestiche. Dopo aver esercitato diversi mestieri, entra alla «Gazette de Liège». Ben presto gli viene affidata una rubrica di satira quotidiana. In questo periodo frequenta una compagnia di amici poeti, pittori e artisti bohémien assortiti che gli ispireranno il suo primo romanzo Au Pont des Arches (1919), scritto sotto lo pseudonimo di Georges Sim.
Dopo la morte del padre, nella tarda estate del 1922 Simenon si trasferisce a Parigi. Trova lavoro come segretario di Binet-Valmer, presidente della Lega degli ex-Combattenti. Nel 1923 torna momentaneamente a Liegi per sposare la ragazza con cui è fidanzato da qualche tempo, Régine Renchon detta Tigy. Di ritorno a Parigi, cominicia a scrivere racconti per «Le Matin». Lo stesso anno diventa segretario del marchese de Tracy, proprietario di diversi castelli e direttore dell’«Echo du Centre». Dopo aver lasciato il lavoro presso il marchese, Simenon si sistema prima in Rue des Dames, quindi in Place des Vosges. In questo periodo sforna a ritmo industriale romanzi popolari (il primo dei quali, Le roman d’une dactylo, pare sia stato composto in una sola mattinata a un tavolino della terrazza di un caffé).
Dal 1925 al 1934 ne scriverà più di centottanta, tutti sotto pseudonimo (i più usati sono Georges Sim e Christian Brüll, in omaggio alla madre). La sua prolificità diviene ben presto proverbiale, fino a portarlo sul punto di prestarsi a iniziative bizzarre come quella, ideata dall’editore Merle e abortita alla sua vigilia, di scrivere un intero romanzo in una gabbia di vetro sotto gli occhi dei passanti. Di questi anni è la sua breve relazione con Josephine Baker.
Nel 1928 acquista la “Ginette”, un’imbarcazione con la quale fa il giro dei canali di Francia (il resoconto verrà pubblicato sulla rivista «Vu»). L’anno dopo, fa costruire in un cantiere di Fécamp l’“Ostrogoth”, un cutter di dieci metri sul quale, secondo la leggenda, scriverà il primo Maigret firmato per esteso, Pietr il lettone (Pietr-le-Letton, 1931). Simenon intuisce il potenziale del personaggio appena creato e sottopone all’editore Fayard l’idea di una serie. Si rivelerà uno dei maggiori successi editoriali della storia.
Nel 1931, anno di lancio del primo Maigret, scrive anche il primo romans de la destinée, La locanda d’Alsazia (Le relais d’Alsace). Lo stesso anno avviene il suo primo contatto con il cinema: Jean Renoir e Jean Tarride avviano la produzione dei primi due film tratti da suoi romanzi (rispettivamente La nuit du carrefour, adattato dallo stesso Simenon, e Le chien jaune).
Per tutti gli anni Trenta, Simenon viaggia per il mondo. Fra i tanti romanzi scritti in questi anni: Maigret e il caso Saint-Fiacre (Maigret et l’affaire Saint-Fiacre, 1932), La casa del canale (La maison du canal, 1932), L’uomo di Londra (L’homme de Londres, 1933), Il fidanzamento di Monsieur Hire (Les fiançailles de Monsieur Hire, 1933), I Pitard (Les Pitard, 1935), Il testamento Donadieu (Le testament Donadieu, 1937), La Maria del porto (La Marie du port, 1938), Il borgomastro di Furnes (Le bourgmestre de Furnes, 1939).
Nel 1940, con l’avanzare della guerra, si trasferisce a Fontenay-le-Comte, un piccolo villaggio della Vandea non distante da La Rochelle, dove si occupa dell’assistenza ai rifugiati belgi. Una diagnosi errata (un medico crede di riscontrare un’angina pectoris, la stessa malattia di cui morì il padre) lo spinge a scrivere un volume di memorie, intitolato Je me souviens, a beneficio del figlio di cinque anni Marc. Questo libro è destinato a diventare il primo volume di una monumentale opera memoriale che continuerà negli anni Settanta. Poco dopo, dietro consiglio di André Gide, suo grande estimatore col quale ha da tempo un fitto rapporto epistolare, scrive il romanzo autobiografico Pedigree (1943).
Alla fine della guerra Simenon, che ha avuto dei problemi con i comitati di epurazione per delle accuse (infondate) di collaborazionismo, preferisce trasferirsi negli Stati Uniti. A New Yorkconosce Denyse Ouimet, che diventerà la sua seconda moglie. Fissa la sua residenza a Lakeville, una tranquilla località del Connecticut. In questo periodo scrive, fra gli altri, Tre camere a Manhattan (Trois chambres à Manhattan, 1946), ispirato all’inizio della sua relazione con Denyse, e La neve era sporca (La neige était sale, 1948), oltre a un buon numero di Maigret. Nel 1949 nasce il secondo figlio John, nel 1953 Marie-Jo.
Stanco della frenetica vita americana, Simenon ritorna in Francia nel 1955. Si stabilisce prima nei pressi di Cannes, quindi, due anni dopo, nel cantone svizzero di Vaud, dove prende in affitto il castello d’Echandens. Nel 1959 nasce il suo ultimo figlio, Pierre. Nel 1960presiede la giuria del Festival di Cannes. In tale veste, ottiene che la Palma vada a La dolce vita di Federico Fellini. È l’inizio di un’amicizia tra lo scrittore belga e il regista riminese che durerà per tutta la vita.
Nel 1963 Simenon e Denyse si trasferiscono in una villa moderna a Epalinges, vicino a Losanna. La donna lascia lo scrittore l’anno dopo. A seguito di un incidente domestico, Simenon viene accudito da Teresa Sburelin, la sua domestica di origine friulana che diventerà sua fedele compagna per tutto il resto della sua esistenza. Scrive romanzi fino ai primi anni Settanta: da ricordare fra gli altri, oltre ai Maigret, In caso di disgrazia (En cas de malheur, 1956), Il Presidente (Le Président, 1958), Betty (id., 1961), L’ottavo giorno (Les anneaux de Bicêtre, 1963), Il gatto (Le chat, 1967), Germogliano sempre i nocciòli (Il y a encore de noisetiers, 1969). Nel 1973 annuncia di voler smettere di scrivere romanzi per dedicarsi alla dettatura al magnetofono delle sue memorie, impressioni, riflessioni, pensieri senza capo né coda (per usare le sue stesse definizioni), che aumenteranno di una decina abbondante di volumi la sua monumentale bibliografia. Questo periodo è funestato dal suicidio della figlia Marie-Jo, avvenuto nel 1978. Alla figlia, Simenon dedicherà un volume dal titolo Mémoirs intimes.
Lo scrittore muore a Losanna, nell’appartamentino dove si è trasferito da qualche anno, il 4 settembre del 1989. La notizia della sua morte verrà data al mondo, figli compresi, a esequie già avvenute.
Maurice Pialat ha affermato che la maniera più efficace di trarre dei film dalle opere di Simenon è prenderne i dialoghi nudi e crudi, farli imparare a memoria agli attori e dire “Azione!”, aggiungendo che lo scrittore stesso, per la scansione “cinematografica” dei suoi romanzi, “est notre meilleur cinéaste”.
Georges Simenon, l'”uomo dai quattrocento romanzi” (un centinaio circa di Maigret, un centinaio circa di non-Maigret, il resto opere pubblicate con i più disparati pseudonimi) gode della fama di scrittore di lingua francese più adattato al cinema. È stato, inoltre, il primo autore contemporaneo a essere “preso di mira” dal cinema sonoro. Già verso la fine del 1931, i romanzi ancora freschi di stampa presso l’editore Fayard, fu avviata la lavorazione di ben tre “Maigret”, La nuit du carrefour, Le chien jaune e La tête d’un homme. Un esordio che più prestigioso non si può: La nuit du carrefour (l’unico “Simenon” cinematografico adattato dal suo stesso autore, tra l’altro), fu diretto da Jean Renoir, amicissimo di Simenon. Questi tre film furono seguiti da molti altri, fino ad arrivare, a tutt’oggi, a un totale di 15 Maigret e 44 non-Maigret.
Molti registi, da Henri Decoin a Jean Delannoy, da Marcel Carné a Henri Verneuil, da Pierre Granier-Deferre a Claude Chabrol, da Jean-Pierre Melville a Bertrand Tavernier (per non parlare degli interpreti: uno per tutti Jean Gabin, autentica maschera simenoniana sia come Maigret sia come “non-Maigret”) hanno trovato nei suoi romanzi una fonte inesauribile di ispirazione, sapendo rendere, nei casi più felici, se non la trama e i luoghi, sicuramente l'”essenza” dei personaggi, certe atmosfere e quel senso di amara ironia e di ineluttabilità del destino comune a tutte le opere dello scrittore.
Forse la maggior parte delle opere di Simenon è fin “troppo” cinematografica, ha già in sé tanti elementi che appartengono alla struttura della costruzione filmica. Leggere i racconti dello scrittore belga significa, in pratica, entrare in un congegno narrativo e in una maniera letteraria che mettono il lettore nella condizione di “dipendere” dal testo che ha tra le mani come se fosse davanti ad uno schermo, come se fosse coinvolto in una rappresentazione che le parole “dipingono” davanti ai suoi occhi. Poche frasi sono sufficienti per ambientare chi legge, poche ma incisive immagini rendono sensibili le variazioni della realtà. Come questa: “Un largo fascio di luce, vibrante di un finissimo pulviscolo, attraversò la camera e parve svelare all’improvviso la vita intima dell’aria” (Maigret e l’affittacamere, Adelphi 2002, p. 33). Ma ce ne sono a migliaia disseminate nei suoi libri che, con pochi tratti, restituiscono alla vista fenomeni semplici, ma capaci di condurre il racconto e di dargli, per così dire, il tono.
Leggendo i romanzi dello scrittore belga si percepisce quindi un che di cinematografico. Non è un caso che il cinema si sia tanto interessato a lui. Eppure, i rapporti tra Simenon e l’industria cinematografica sono stati quasi sempre tempestosi; alla fine, a parte i soldi che poteva ricavarne, non sembra che gliene importasse molto della settima arte. Ma la sua opera è uno scrigno ancora tutto da scoprire e non nascondiamo la nostra attesa, per il film che Béla Tarr girerà da L’uomo di Londra.
La retrospettiva della XXI edizione di Bergamo Film Meeting (15-23 marzo 2003) è stata dedicata allo scrittore Georges Simenon, ai tanti film tratti dai suoi innumerevoli romanzi. Quando abbiamo cominciato a dissodare il terreno per questa impresa, siamo entrati in contatto con il regista Gianni Da Campo, simenoniano da sempre, raccoglitore di libri, documenti, immagini e memorabilia, collezionista appassionato e informatissimo. Da Campo ci ha dato ben più che una mano: ci ha dato dritte e suggerimenti per la retrospettiva, poi ci ha affidato i materiali che ha raccolto in tanti anni. Ha donato a Bergamo Film Meeting romanzi e saggi, lavori critici e materiali di ogni tipo su Simenon, con un gesto che è naturale e giusto definire generoso e magnanimo. In collaborazione con la Fondazione Alasca è stato istituito un Fondo Simenon-Da Campo, a disposizione di ricercatori, studenti e appassionati. Per Bergamo Film Meeting e per Fondazione Alasca si tratta di un passo avanti decisivo: è la conferma che il lavoro che abbiamo svolto fin qui viene sentito come importante non soltanto da noi e da chi viene al Festival a vedere i film ma anche da molti amici che, quando hanno la possibilità di contribuirvi direttamente e personalmente, lo fanno volentieri e con entusiasmo.
I film della retrospettiva Georges Simenon – BFM 2003
Gianni Da Campo a Bergamo Film Meeting nel 2003, in compagnia di Emanuela Martini e Goffredo Fofi
La Filmografia completa (PDF) di Georges Simenon è a cura di Arturo Invernici
La Bibliografia (PDF) riporta le pubblicazioni che hanno trattato in modo particolare il rapporto tra Georges Simenon e il grande schermo. Per una bibliografia completa, vi consigliamo Stanley Henskin, Georges Simenon. Un protagonista del Novecento, Marsilio Editore.
Sito ufficiale di “Le Centre d’études Georges Simenon et le Fonds Simenon”, il centro studi Georges Simenon dell’Università di Liegi (in francese)
www2.libnet.ulg.ac.be/simenon
Riviste
Traces edita dal Centro Studi Georges Simenon di Liegi (in francese)
trussel.com/maig/traces1.htm
Siti Italiani
Genovalibri su Georges Simenon
genovalibri.it/simenon/
Thriller Café
thrillercafe.it/georges-simenon-biografia/
Elenco libri con sinossi e copertina
users.libero.it/enrico.gustav/Simenon/home.html
Siti stranieri
simenon.com (in francese)
trussel.com/detfic/simenon.htm (in inglese)
0faute.com/simenon.htm (in francese)
toutsimenon.com (in francese)
georgessimenon.co.uk/ (in inglese)
Su Maigret
Le copertine-quadro di Ferenc Pintér
ferencpinter.it/page29/page15/page2/page2.html
trussel.com/f_maig.htm (in inglese)
maigret.de/ (in tedesco)
Sulla serie tv con Bruno Crémer (in francese)
jy.depoix.free.fr/commissa.htm
Sulla serie tv con Jean Richard (in francese)
enquetes-de-maigret.com/
Interviste con e su Georges Simenon
raistoria.rai.it/articoli/georges-simenon-creatore-di-maigret/12408/default.aspx
raistoria.rai.it/articoli/george-simenon/22596/default.aspx
youtube.com/watch?v=g9ESRIVOMYg
youtube.com/watch?v=Y-eu8bb1V9k
Georges Simenon a Cannes 1960
http://www.teche.rai.it/2015/05/festival-di-cannes-1960-intervista-a-george-simenon
Il Fondo Georges Simenon a nome di Gianni Da Campo si costituisce nel 2003, in occasione della retrospettiva di film tratti dai romanzi dello scrittore belga durante la 21a edizione del Festival e grazie all’importante donazione che Gianni Da Campo, regista e studioso di cinema, ha voluto fare a Bergamo Film Meeting di tutto l’archivio in suo possesso, uno dei più importanti a livello europeo.
Il Fondo è in continuo aggiornamento, con nuove acquisizioni.
Il Fondo è gestito in collaborazione con Fondazione Alasca; tutte le opere possono essere consultate presso la sede della Fondazione, in via Pignolo 123 a Bergamo.
Contatti
Bergamo Film Meeting Onlus
Tel. +39 035 363087
[email protected]
www.bergamofilmmeeting.it
a cura di Angelo Signorelli, Emanuela Martini e Arturo Invernici
Il volume approfondisce il fecondo rapporto tra il papà di Maigret e la Settima Arte. La tradizione del polar francese, le figure femminili, l’amicizia tra Simenon e Federico Fellini, i Maigret televisivi con Gino Cervi, alcuni film più significativi fra quelli tratti dalle opere dello scrittore danno una panoramica esaustiva del Simenon “cinematografico”. A tutto ciò si aggiunge una “Lettera aperta a George Simenon” di Gianni Da Campo, massima autorità italiana in materia.”
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Fotoromanzo con Gino Cervi dall’omonimo romanzo di Georges Simenon.
Tratto dall’omonimo romanzo di Georges Simenon, del 1931, fotoromanzo originale con Gino Cervi, Laila Regazzi e Alberto Anelli per la regia di Sirio Magni, dal quale non fu tratta alcuna edizione televisiva della serie di sceneggiati de “Le inchieste del Commissario Maigret”.
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