Omaggio a Jerzy Skolimowski

È riservato a Jerzy Skolimowski, regista, sceneggiatore e attore cinematografico polacco, tra i massimi rappresentanti delle cinematografie dell’Europa dell’Est, fautore di un cinema autoriale, libero e intriso di grande rinnovamento, il secondo omaggio di BFM 39, che comprende 6 film.
Skolimowski nasce a Łódź, in Polonia, nel 1938. Dopo la morte del padre, membro della resistenza ucciso nel ‘43, trascorre la sua infanzia e parte dell’adolescenza tra Varsavia e Praga: tra i suoi compagni di scuola ci sono i futuri cineasti Miloš Forman e Ivan Passer, nonché lo scrittore e statista Václav Havel. Terminati gli studi universitari, si divide tra boxe e letteratura, sostenendo numerosi combattimenti in campo dilettantistico e contemporaneamente pubblicando due raccolte di poesie e una pièce teatrale. Nel 1960 incontra Andrzej Wajda, che lo coinvolge nella realizzazione di Niewinni czarodzieje (Ingenui perversi): Skolimowski collabora alla sceneggiatura e interpreta il personaggio del giovane pugile. Nello stesso anno, si iscrive alla scuola di cinema di Łódź e insieme a Roman Polański stende la sceneggiatura di Nóz w Wodzie (Il coltello nell’acqua). I suoi primi cortometraggi si contraddistinguono per l’aspetto dissacrante della satira politica, l’uso sofisticato della musica, la padronanza del montaggio e i forti toni espressionistici della fotografia, uniti all’attenzione per la realtà giovanile dei primi anni ‘60 in Polonia. A Rysopis (Rysopis – Segni particolari nessuno, 1964) seguiranno Walkower (Walkover, 1965), Bariera (Barriera, 1966), Le départ (Il vergine, 1967) e Rece do góry (Mani in alto!, 1967): tutte opere con al centro la società polacca, le sue trasformazioni, le tensioni sociali, gli ideali socialisti, le aspettative deluse. Su Mani in alto! si accaniscono le autorità, che ne impediscono l’uscita per quattordici anni. Skolimowski sceglie allora l’esilio. Il vergine, girato in Belgio, conquista l’Orso d’Oro a Berlino. Deep End (La ragazza del bagno pubblico) e König, Dame, Bube (Un ospite gradito… per mia moglie), entrambi del 1972 ed entrambi realizzati in Germania, precedono The Shout (L’australiano, 1978) e Moonlighting (Moonlighting – Cittadini di nessuno 1982), il film che, ricco di elementi autobiografici, sancisce la sua condizione di emigrato, riflessa nella figura del protagonista. Del 1985 è The Lightship (La nave faro), una storia di violenze e di redenzione incentrata sul rapporto tra un padre e il figlio, con Klaus Maria Brandauer e Robert Duvall; il film conquista il premio speciale della giuria al Festival di Venezia.
Nel 1989 Skolimowski è in concorso a Cannes con Torrents of Spring (Acque di primavera), dal romanzo di I.S. Turgeven, storia di un amore travolgente tra Nastassja Kinski e Timothy Hutton. Seguirà una lunga pausa. Dopo 17 anni di inattività e 27 anni di esilio, il regista torna in Polonia per dirigere Cztery noce z Anna (Quattro notti con Anna, 2008), mentre con Essential Killing (2010) è di nuovo in concorso a Venezia: il film riceve il Leone d’Argento – Gran premio della giuria e la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile di Vincent Gallo. Il suo ultimo lavoro, 11 minut (11 Minutes, 2015), è un film corale di rara intensità e un vero e proprio affresco cinematografico.
Con il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma