Volker Schlöndorff.
La retrospettiva di BFM 39

Regista, sceneggiatore, produttore e attore, figura tra le più significative del cinema tedesco del dopoguerra: Volker Schlöndorff sarà il protagonista della retrospettiva – in anteprima nazionale – di BFM. Un percorso che tratteggia la filmografia di un autore poliedrico e di grande creatività spesso ispirato dall’universo della scrittura e dall’impegno socio-politico.
Ottantadue anni ma non li dimostra. Piglio giovanile, linguaggio chiaro, competenza sopraffina, affabulazione vivace. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a una persona in piena attività creativa. Volker Schlöndorff inizia la sua carriera cinematografica nel 1960, il suo ultimo lungometraggio di finzione è del 2017: è stato regista, sceneggiatore, produttore, attore. Sicuramente è una delle figure più rappresentative del cinema tedesco del dopoguerra.
Nasce il 31 marzo del 1939 a Wiesbaden; a soli cinque anni perde la madre a causa di un incidente domestico. Nel 1956 va in Francia per uno scambio scolastico; l’esperienza dovrebbe durare due mesi, ma in territorio francese ci rimane dieci anni. A Parigi frequenta il prestigioso Lycée Henri IV: per un periodo ha come compagno di classe il futuro regista Bertrand Tavernier. La famiglia lo vorrebbe medico, ma Schlöndorff, ritornato a Parigi, entra nel mondo del cinema e lavora come assistente alla regia di Louis Malle, Alain Resnais e Jean-Pierre Melville.
Nel 1964 dirige il suo primo lungometraggio, Der junge Törless (I turbamenti del giovane Törless), una storia di formazione ambientata negli anni immediatamente anteriori alla Grande Guerra. Tratto dal romanzo di Robert Musil, il film riscuote un grande successo internazionale e ottiene numerosi riconoscimenti in importanti festival.
La trasposizione di opere letterarie rimarrà una costante in tutta la carriera di Schlöndorff, che non esita ad “affrontare” autori fondamentali del Novecento come Marcel Proust – di cui nel 1983 trasferisce coraggiosamente su pellicola il primo capitolo de «La Recherche», Un amour de Swann –, Marguerite Yourcenar, Günter Grass, Heinrich Böll, Max Frisch, Margaret Atwood. Nel decennio successivo realizza diversi film, tra cui Mord und Totschlag (Vivi ma non uccidere, 1967), un racconto generazionale; Baal (1970) e Der plötzliche Reichtum der armen Leute von Kombach (L’improvvisa ricchezza della povera gente di Kombach, 1971), entrambi prodotti per la TV.
Del 1972 è Strohfeuer (Fuoco di paglia), film a sfondo sociale, mentre del 1975 è Die verlorene Ehre der Katharina Blum (Il caso Katharina Blum), tratto dal romanzo breve di Böll, film intenso che risente della situazione politica degli anni Settanta, segnata dal terrorismo e dalle azioni repressive dello Stato. Il primo è interpretato da Margarethe Von Trotta, la regia del secondo è co-firmata dalla stessa. I due, uniti nella vita dal 1971 al 1991, hanno realizzato insieme diversi progetti, tra cui Der Fangschuß (Il colpo di grazia, 1976), storia di un amore drammatico e impossibile, ambientata nel 1919 nelle regioni baltiche e tratta dal romanzo della Yourcenar. Il tema dell’emancipazione femminile sarà un’altra delle costanti del regista, sempre affrontato con grande sensibilità, delicatezza e profondo rispetto.
Nel 1979 con Die Blechtrommel (Il tamburo di latta), Schlöndorff vince la Palma d’Oro a Cannes e l’Oscar per il miglior film straniero; attraverso l’eccentrica figura del protagonista lo sguardo si apre sulla nascita del Nazionalsocialismo e sugli anni della Seconda Guerra Mondiale. La storia della Germania, e in particolare la tragedia della pratica concentrazionaria e dello sterminio, sono al centro di Der Unhold (L’orco, 1996) e Der Neunte Tag (Il nono giorno, 2004), quest’ultimo inedito in Italia. In La mer à l’aube (2011) è raccontato un episodio della Resistenza francese sotto l’occupazione tedesca e in Diplomatie (Diplomacy – Una notte per salvare Parigi, 2014) incombe per tutto il racconto la minaccia di Hitler di distruggere la capitale francese.
Il successo prima de Il tamburo di latta e poi dei suoi film successivi apre a Schlöndorff le porte dell’America, dove lavora con grandi star come Dustin Hoffman e John Malkovich (Death of a Salesman, Morte di un commesso viaggiatore, 1986), Holly Hunter (A Gathering of Old Men, Tutti colpevoli, 1987), Natasha Richardson (The Handmaid’s Tale, Il racconto dell’ancella, 1989), spaziando tra diversi generi, ma sempre con lo sguardo rivolto ai conflitti e alle tensioni del mondo contemporaneo.
Tra il 2005 e il 2006 collabora con Andrzej Wajda per la realizzazione di Strajk – Die Heldin von Danzig (Strike), anche questo inedito in Italia, che racconta la nascita, nei primi anni Ottanta, di Solidarność – il sindacato autonomo dei lavoratori polacchi – attraverso un personaggio femminile di straordinaria forza e ostinazione.
La sua grande versatilità nella scelta dei soggetti si riflette anche sulla sua vita professionale. Schlöndorff alterna al lavoro di regista cinematografico quello di regista teatrale e di opere liriche, per le quali nutre una grande passione. Negli anni Novanta incontra Billy Wilder restituendoci, con due lavori, un ritratto affettuoso, vivace e denso del grande regista ebreo galiziano, emigrato negli Stati Uniti all’avvento del nazismo.
Con il patrocinio del Goethe-Institut Mailand.